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Si dice che tutti abbiamo un romanzo nascosto in un cassetto. Stefano Maria Cicconetti conservava in una vecchia cartellina azzurro pallido dei racconti gialli molto brevi dei noir dei piccoli camei dei rapidi flash sulla condizione umana e le sue "miserie" scritti quasi tutti addirittura ai tempi del liceo. E poi dimenticati... forse. Chissà. La passione per la letteratura gialla lo ha accompagnato tutta la vita assieme a quella per il diritto costituzionale e per il jazz. Negli ultimi tempi aveva abbozzato l'incipit di una pièce teatrale che non è riuscito a completare. Di questi racconti non aveva parlato con nessuno solo un accenno alla moglie niente di più per una sorta di pudore. Scoperti per caso dopo la sua scomparsa sommersi dalle tesi dei suoi studenti più cari che aveva voluto conservare si è deciso di pubblicarli per "Lo stile sobrio diretto e immediato la ricerca dell'essenziale sfrondato da ogni inutile appesantimento... che emerge sia negli scritti letterari sia nella produzione costituzionalistica era in realtà un tratto tipico anche della sua personalità nei rapporti umani anche quelli tra colleghi ed amici" come spiega nella sua prefazione il professor Giovanni Serges. Quei brevi racconti giovanili e l'ultimo scritto invece più recente (che dà peraltro il titolo al volumetto) sono stati quindi raccolti per offrire a quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato una occasione di più per ricordarne il sorriso timido ed ironico al tempo stesso e l'immenso amore per la vita.